mercoledì 29 gennaio 2014

Perchè Scrubs è meglio di tutti gli altri comedy

Non credo che saranno mai effettuati degli studi al riguardo, ma chiunque abbia visto più di cinque o sei puntate di Scrubs (giusto il tempo di familiarizzare coi personaggi), sarà d'accordo nel dire che ha qualcosa in più rispetto agli altri comedy. Questo dipende in parte dal fatto che alle scene e alla sceneggiatura comiche vengono affiancati temi e luoghi, come la morte e l'ospedale, tipici del drama. Questa doppia natura però, non lo appesantisce affatto, anzi, gli permette di superare i tanti limiti delle serie tv classiche.
Ma non è sufficiente per spiegare gli effetti che produce Scrubs su chi lo vede, né il motivo che ti spinge, una volta chhe ti sei guardato tutta la serie, a ricominciare a vederla da capo, e poi rifarlo di nuovo, a ciclo continuo, senza stufarti.
Esiste un aggettivo che riesce a spiegare, o meglio, a giustificare tutto ciò. Scrubs è catartico. La catarsi, come fenomeno, era stata individuata già nella Grecia antica e da allora non è mai passata di moda. Consiste, in parole povere, nello sfogare le proprie emozioni e i propri sentimenti su altro, in un “ambiente protetto” in modo da liberarsene. Ed è questo che riesce a fare Scrubs. Ci libera, più di ogni altra cosa abbia mai provato, dai tormenti e dalle difficoltà della giornata, facendoteli vivere in quei venti minuti che dura la puntata. Lo fa proponendoci i crucci quotidiani di J.D., rendendolo un personaggio sì ridicolo, ma non così lontano da noi. Un protagonista che, nonostante tutto, nonostante le sue incapacità e meschinità, ottiene successo in ciò che fa, perchè si impegna, fa quel miglio in più. Così lo vediamo in compagnia di Turk e lo invidiamo, perchè qualunque uomo, nel profondo del suo animo vorrebbe un amico nero, e gli invidiamo anche Elliot perchè “cazzo se è gnocca!” e tutte le ragazze con cui va a letto.
E poco importa se il campionario di scenette comiche sia piuttosto limitato, in Scrubs ci sono anche capolavori interpretativi come quello di Michael J. Fox e trovate geniali ed esilaranti (ho empre apprezzato infinitamente il cane Rowdy).

Si consiglia di provarlo dopo giornate particolarmente stressanti con un'unica controindicazione: dà dipendenza e provoca una certa dose di malinconia quando finisce.

giovedì 23 gennaio 2014

La Grande Bellezza

Sfuggente. Forse è l'aggettivo che definisce al meglio l'ultimo film di Sorrentino. Un'opera liricamente magistrale, in cui ogni inquadrature è un orgasmo visivo, che ti accompagna per più di due ore e ti lascia una sola certezza: "Non ho veramente capito". Allora lo riguardi, e cogli nuovi particolari, nuovi scorci di una Roma che forse non è così bella nemmeno dal vivo, e che ti fanno immedesimare nel povero turista il cui cuore non regge alla vista della Capitale. Arrivi di nuovo alla fine e, nuovamente percepisci di non averne colto il senso ultimo, come se qualcosa di semplice, fondamentale ma impalpabile ed inafferrabile, continui a sfuggirti. Non sai che cosa, non sai perchè, ma sai che c'è.
Provi a rivederlo, cercando di analizzare le  singole battute e allora, finalmente capisci, o almeno te ne convinci, che il significato ultimo sta in una delle frasi con meno pathos, senza colonna sonora di sottofondo. "lo sai che la massima aspirazione di Flaubert era scrivere un romanzo sul niente, se ti avesse conosciuto avremmo avuto un grande libro, che peccato". Il libro a Flaubert non è riuscito, ma forse a Sorrentino il film sì. Nessun contenuto vero, nessun messaggio positivo, se non quegli sprazzi di grande bellezza impressi sulla pellicola. Ce lo ricorda anche la scena finale, lo sguardo della ragazza che sembra dire tanto ma che in realtà non dice nulla, il racconto della prima volta di Jep che non si conclude, fallito come quasi tutte le altre imprese della sua vita. Perchè Roma impigrisce.
Ma nonostante l'evidente sofferenza del protagonista, la sua disincantata visione del mondo e di sè stesso, il suo limitarsi a discutere di "vacuità" per evitare di confrontarsi con le sue "meschinità", noi ammiriamo Jep, ne invidiamo l'abilità e il potere di fare fallire le feste.
Il nulla attrae anche noi e ci conforta, lo ricerchiamo per riempire la nostra vita, per far fronte alle nostre mancanze con notti mondane e chiacchiericcio, come si fa fronte alle cicatrici del tempo con iniezioni di botulino e quindi via, forse armati di un minimo di consapevolezza in più, ritorniamo alle nostre esistenze perchè in fondo "è solo un trucco".

lunedì 13 gennaio 2014

riflessioni notturne

Penso che quello che ci attrae veramente delle discoteche e dei concerti non sia tanto il divertimento, qualunque sia la sua forma, quanto poter godere di alcuni momenti di silenzio interiore nella musica.. Non un vero silenzio, ma semplici istanti di incomunicabilità forzata che ci impongono un confronto solo con noi stessi.. Perché, anche se non lo ammettiamo, lo sappiamo tutti, se la vita è una gara, il nostro unico avversario siamo noi stessi..

domenica 12 gennaio 2014

Ogni ingiustizia ci offende, quando non ci porta alcun profitto

Ogni ingiustizia ci offende, quando non ci porta alcun profitto. Verissimo, siamo bravissimi a condannare moralmente e a parole tutti coloro che cogliamo in fallo, che sia la classe dirigente che guadagna milioni sul lavoro dei più poveri o dell'anziano che risparmia 50 euro non chiedendo la ricevuta dal medico.
Chi siamo noi per condannare a priori? Siamo forse del tutto certi che se fossimo lì dove molto si può rubare restando impuniti, non ruberemmo altrettanto, se non di più?

sabato 11 gennaio 2014

Riflessioni del sabato sera

Salta la serata e ti ritrovi in compagnia di una bottiglia di vino a fare riflessioni via via più profonde.
Primo mezzo bicchiere: finisco di bere questo e mi metto a studiare che tra poco ho l'esame.
Secondo mezzo bicchiere: vabbè lasciamo perdere lo studio, adesso scrivo qualche cagata nuova sul blog.
Terzo mezzo bicchiere: come diavolo è possibile che il mio blog abbia così poche visualizzazioni? Eppure non è più idiota di altri.
Quarto mezzo bicchiere: cominci a chiederti in cosa consista la meritocrazia al giorno d'oggi, se dipenda davvero dall'individuo oppure sia una di miscela di faccia da culo e fortuna.
Quinto mezzo bicchiere: ti rendi conto che ormai è in gran parte fortuna, vista l'ampiezza e la varietà delle cose in cui ci si può specializzare bisogna per forza eccellere in una sola di queste. E come te fanno tanti altri. Rasentare la perfezione non è più sufficiente.
Hai finito mezza bottiglia di vino e gli occhi sono un po' vitrei, ogni parola scritta è una tortura dal momento che devi correggerla quattro volte. Abbandoni la postazione e vai a finirti la bottiglia in santa pace mentre ti gratti amenamente i testicoli.